venerdì 30 gennaio 2009

date esami

gli appelli della sessione di febbraio si terranno nei seguenti giorni:

10 febbraio (scritto) - 11 febbraio (orale)

26 febbraio (scritto) - 27 febbraio (orale)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Gentile Professore,
causa febbre, domani lunedi 2 febbraio non riesco a venire all'universtià per sostenere l'esame da corsista (Comunicazione e Nuove Tecnologie), per il quale mi ero prenotata. E' possibile prenotarmi per mercoledì 11 febbraio?
La ringrazio anticipatamente,

In attesa di una risposta, saluti
Valeria De Angelis

(Le ho inviato anche una mail all'indirizzo: gianfranco.pecchinenda @ unina.it)

Anonimo ha detto...

"Homunculus" coinvolge per l'erudizione e per l'intersecarsi di punti di vista attorno all'indagine sull'Identità. Sarebbe potuto essere tranquillamente un libro di 1000 pagine. Esposizione forbita e personale, che assapora l'ironia e la presa sulla realtà.

Siamo nodi in divenire in una rete complessa di rimandi infiniti.

Anonimo ha detto...

da "La Repubblica":

TECNO
Cellulare, webcam e proiettore
e col web i sensi diventano sei
Creato al Mit il prototipo di un dispositivo, costato 300 euro, capace di farci interagire con gli oggetti in modo "totale". Come in "Matrix" la realtà virtuale su superfici reali
di VITO D'ERI

Cellulare, webcam e proiettore e col web i sensi diventano sei
Un TELEFONINO, una connessione internet, una webcam e un mini proiettore. In tutto 300 euro di spesa, ovvero quanto hanno speso gli studenti e iricercatori del gruppo "Fluid Interfaces" del MIT Media Lab nel Massachusetts per mettere a punto un prototipo in grado di trasformare qualsiasi superficie in uno schermo interattivo. Una sorta di senso per l'uomo. Sì, perché lo scopo di questa combinazione hi-tech è quella di fornire un supporto informativo accessorio a quello sviluppato dai cinque sensi, sfruttando l'immenso bacino di informazioni e conoscenze offerto dal web.

Ecco come funziona. La fotocamera legge le informazioni di partenza dalla superficie inquadrata; il telefonino, tramite uno speciale software, le elabora con l'ausilio del web, e proietta sempre sulla stessa superficie il risultato delle proprie ricerche. Questo prototipo, frutto di quattro mesi di lavoro, è la versione finale di una soluzione inizialmente basata su un braccialetto in grado di leggere i codici a barre dei prodotti, evolutosi poi in un dispositivo più sofisticato, da indossare a tracolla sopra il petto.

Grazie a quattro tappi colorati sulle dita di una mano, i gesti effettuati dall'utente vengono riconosciuti dal dispositivo che li "vede" tramite la webcam e li interpreta come comandi. Ad ogni movimento delle dita, è possibile far corrispondere un diverso comando, e l'effetto finale ricorda molto da vicino quello che, solo in fantascienza, i fratelli Wachowsky avevano immaginato nel loro film culto "Matrix", con la realtà virtuale proiettata su superfici reali.

In questo video, realizzato dal MIT Media Lab, vengono mostrati una serie di funzioni di questo prototipo.

Tra tanti c'è, per esempio, la possibilità di "chiedere al telefonino" di scattare una fotografia, semplicemente disegnando un quadrato con le proprie dita intorno all'area interessata; in seguito, utilizzando il proiettore del prototipo sarà possibile riguardare a casa, su un muro o su un foglio bianco, tutte le immagini catturate.

Ancora. Per conoscere lo stato del proprio volo o avere maggiori informazioni su un prodotto in vendita in un supermercato, basta semplicemente mostrare al dispositivo la carta di imbarco o l'etichetta del oggetto in acquisto, e questi è in grado di ritrovare tramite web, informazioni utili come eventuali ritardi in partenza o l'ecocompatibilità del prodotto esposto.

Naturalmente sono possibili anche operazioni più semplici come controllare l'ora, leggere le email o digitare un numero di telefono per una chiamata vocale. Ma con il prototipo MIT, va detto, assumono un fascino tutto nuovo, visto che l'orologio o la tastiera, entrambi virtuali, vengono proiettati sul nostro polso o sul palmo della mano, e sempre tramite gesti è possibile scegliere di volta in volta l'applicazione da utilizzare.

Insomma, massima informazione ed utilità con il minimo sforzo. Sono queste le parole chiave con cui studenti e professori del laboratorio Fluid Interfaces, hanno presentato orgogliosamente il loro prototipo al pubblico, durante il TED (Technology, Entertainment, Design) 2009.

L'idea di base è quella di voler fornire agli utenti, nuove interfacce che superino le ristrettezze imposte, in termini di superficie, dagli attuali display, muovendosi sempre più verso un maggior sfruttamento degli spazi su "tre dimensioni". Se infatti questo è il momento dei display touchscreen, soprattutto per quel che riguarda i cellulari, il futuro vede nel "riconoscimento gestuale" uno dei più accreditati spazi di sviluppo per prodotti commerciali innovativi. Negli ultimi tre anni grandi aziende come Nokia, Sony Ericsson e Samsung, hanno depositato numerosi brevetti di soluzioni che riconoscono il movimento manuale, e lo tramutano in comandi per il cellulare.

Al momento la soluzione del MIT risulta molto immatura per diventare un prodotto commerciale ma stupisce per la sua semplicità (specie nei componenti utilizzati). Traccia però una via da seguire. Pur nel suo essere molto artigianale, presenta degli interessanti spunti sotto l'aspetto delle possibili nuove forme di interazione uomo-macchina ed è un chiaro simbolo dell'attuale trend tecnologico. L'unione tra riconoscimento gestuale e connettività web ci dà un anticipo di futuro. Un futuro nel quale il nostro accesso alle informazioni diventerà sempre più "fisico" e per questo anche più coinvolgente ed efficace.

(8 febbraio 2009)

Anonimo ha detto...

A proposito del capitolo di "Homunculus" su il Sé incerto, aggiungerei:
Il romanzo di Francoise Sagan, Bonjour tristesse, esce nel 1954. Un successo strepitoso, l'autrice aveva 18 anni. Il film, diretto da otto Preminger, è del 1958. Tutto accade appena in tempo, se si pensa che l'imipramina, il primo antidepressivo, nasce nel 1957-58. Questione di pochi mesi e si sarebbe potuto scrivere al posto di Bonjour tristesse, Bonjour Imipramine,
La tristezza è stata ammazzata: i tristi amori, scomparsi. Non esiste più nemmeno come parola, cancellata dall'uso corrente. Morti anche termini come "inquietudine" ("l'inquieto è il mio cuore finché non posa in te" di Agostino); come "anelito", "disperaione" (disperata attesa).
Tutto è stato buttato dentro depressione e depressione si coniuga necessariamente a antidepressivo. Il demone sconfitto dal Bene dei farmaci, dalla chimica, dalle formule magiche uscite dai laboratori scientifici delle grandi industrie farmaceutiche. La lotta tra il male, la depressione e il bene, l'imipramina o gli SSRI (Inibitori della ricaptazione della serotonina).
Sarebbe tempo di occuparsi della uccisione delle parole, delitti che andrebbero puniti severamente. E' capitato anche per l'angoscia, l'angustia, la trepidazione, il timore, il tremore (interiore).
Il grande capolavoro di Kierkegaard "Timore e tremore" nasce nel 1843, lontano per fortuna dal 1961: anno della nascita delle benzodiazepine. Soren lo avrebbe dovuto chiamare "Anxiety and Benzodiazepines" e lo avrebbe dovuto pubblicare sul New Scientist. Nemmeno più regge la distinzione tra tra ansia e angoscia ("Angst" di Freud) che trasmette, anche in immagine, il trovarsi dentro un vicolo stretto che si chiude, come pare accadere per la trachea che non lascia più passare aria e si avverte la fine, la morte.
La tristezza sembra non esistere più, non far parte dei nostri sentimenti, di quella sequela di vissuti esistenziali che pur vicini tra loro hanno caratteristiche differenti, capaci di distinguere ciò che viviamo con partecipazione differente, con un dolore che sa di pietà o di disperazione.
La vita dei sentimenti si è impoverita (per semplificare tutto e per rendere possibili i rapporti automatici tra sintomi e farmaci, bisogna necessariamente semplificare e impoverire...) e ormai per essere certi di non avere una prescrizione di psicofarmaci bisogna non avvertire più niente, essere sentimentalmente vuoti.
Aveva ragione Benedetto Croce: se eliminiamo le parole scompaiono i concetti e oggi - egli direbbe - persino i sentimenti. Forse anche per questo i poeti tacciono, temono di essere tutti curati per anxiety and depression.

Anonimo ha detto...

davvero bellissimo e avvincente lo studio di homunculus...piu che uno studio lo affronto ormai come una meravigliosa introspezione...

senza giri di parole...un libro che leggerei anche se non dovessi portarlo per l'esame.
Volevo condividere con voi il mio pensiero,entusiasmo al fine di contagiarvi e ringraziare il prof...mia sorella è rimasta di stucco quando le ho fatto notare tutte le citazioni presenti in homunculus...
buono studio a tutti.

Anonimo ha detto...

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