mercoledì 25 novembre 2009

L'ombra più lunga

L'ombra più lunga. Tre racconti sul padre.
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52. L'ombra più lunga. Tre racconti sul padre.

di Gianfranco Pecchinenda
Collana Lo Specchio di Silvia
pp. 80
ISBN 978-88-87501-97-1
Prezzo € 7,00
Nel solco della migliore tradizione del racconto ispanoamericano, dal quale l'autore ha ricevuto per origini e formazione culturale più di un influsso, sono raccolti in questa nuova preziosa uscita de Lo Specchio di Silvia tre racconti di grande suggestione che coniugano uno dei temi più cari alla letteratura moderna: il rapporto di un figlio con la figura paterna, ovvero con la figura più ingombrante e necessaria nella vita di ogni uomo. Come per il "Pedro Páramo" di Juan Rulfo, la ricerca di un rapporto si traduce, alla fine del viaggio, nella mera conoscenza di se stessi.
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domenica 22 novembre 2009

lista frequentanti 2009-10

Alvi Flavia
Amitrano Barbara 551 006378
Aran Cleopatra 551 6416
Asquini Gabriella
Aurino Anna Maria 551 6655
Autiero Italia M13 000108
Balzano Maddalena 551 6383
Beneduce Raffaella 551 6255
Bonavolontà Luisa M13 000276
Bruno Rinaldo M13 000181
Capone Maria 551 004732
Caputo Martina M13 000174
Cavezza Giuseppina M13 000323
Contiello Sabrina M13 000114
Cusati Antonella M13 000297
D’Ambrosio Annaclelia 551 4801
Dalia Elena 551 6394
De Paola Pasquale
Dell’Aquila Marialuisa M13 000822
Di Cresce Federica
Di maria Rosetta 27 6136
Di Marzo Ursula M13 000279
Esposito Annarita M13 000816
Esposito Davide M13 000216
Evangelista Gennaro M13 000811
Ferrante Fabio M13 000498
Filardo Erika M13 000030
Fornini Roberta M13 000471
Forgone Fiorita 551 006601
Gaglione Antonietta M13 000546
Galmuzzi Fulvio M13 000039
Gargiulo Annunziata M13 000177
Grutt Dario
Improta Mariarca 551 6023 (in attesa nuova mat.)
Limata Enrico
Longobardi Carmela
Maceri Tania M13 000720
Maglione Veronica M13 000639
Mancioli Mira Geneviève
Manzo Iolanda M13 000268
Manzo Rosaria M13 000736
Massa Carmen M13 000817
Mobilia Mariapia M13 000783
Mormice Arianna M13 000623
Mugnano Adele M13 000457
Nastri Anastasia M13 000642
Niola Riccardo M13 000433
Oliviero Valeria 551 006382
Oronzo Valentina M13 000380
Papa Francesca M13 000743
Peluso Rosanna M13 000560
Pero Mariarca M13 000644
Pompameo Cristina M13 000356
Porzio Roberto M13 000 364
Priore Angela 551 6279 (in attesa nuova mat.)
Radice Mariagrazia
Rania Marina M13 000697
Riera Valentina M13 000160
Rinando Bruno M13 000081
Rosalvio Valentina M13 000185
Russo Martina M13 000140
Salvato Maria Rosaria 551 005313 (in attesa nuova mat.)
Sannino Sara M13 000142
Sansone Mariateresa M13 000258
Santaniello Giovanna M13 000342
Sarnataro Rosalba M13 000385
Scarallo Simona M13 000054
Schisano Irene M13 000720
Scognamillo Michela M13 000257
Serrano Marialaura M13 000480
Solina Umberto M13 000276
Sorrentino Carmela Roberta M13 000164
Spina Maria Rosaria M13 000412
Squillante Sara M13 000812
Stathis Georgoulakis
Tafuro Cristina M13 000362
Timpano Pamela Francesca M1300187
Vallefuoco Angela M13 000072
Verde Mauro M13 000519
Vettosi Alessia 551 003068
Zenga Valentina M13 000005

giovedì 19 novembre 2009

FILM

A tutti gli studenti del corso di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi consiglio vivamente di partecipare alla proiezione del film Fahrenheit 451, che si terrà Mercoledì prossimo (25 novembre) dalle 9 alle 11 nell'auta T3 della Facoltà di Sociologia.

Qui di seguito, alcune considerazione sull'opera:

Un romanzo – Fahrenheit 451 – di Ray Bradbury, del 1953, e la sua celebre trasposizione cinematografica, realizzata nel 1966 da François Truffaut, vanno considerati, come spesso accade con le opere di alto valore artistico, strumenti molto efficaci per introdurre il seguente tema di fondo: le conseguenze sociali della nascita e del tramonto della scrittura, con particolare riferimento alle trasformazioni inerenti la memoria, il tempo e l’identità.

Il film comincia presentandoci il protagonista – Montag – mentre su un’automobile rossa si dirige a gran velocità verso una casa da cui un uomo, dopo una telefonata che lo avvisava dell’arrivo dei pompieri, sta scappando.
Montag, dunque, è un pompiere. Un pompiere, però, il cui compito è esattamente opposto a quello cui sempre è stato destinato. Egli infatti, curiosamente, non è addestrato a spegnere il fuoco, bensì ad attizzarlo. Nella società in cui egli vive è proibito leggere, per cui la missione specifica del corpo militare cui appartiene, è quello di bruciare tutti i libri esistenti e con essi il passato ivi racchiuso. La loro divisa è nera e richiama le uniformi naziste corrette da un berretto alla Lenin. L’atmosfera è quella di 1984. Il regime che governa è evidentemente un regime totalitario.

In queste prime scene assistiamo alla perquisizione della casa di un “sovversivo” (un proprietario e “lettore” di libri) e al rogo dei volumi che sono stati scoperti. Dopo, mentre i pompieri vanno via, il capitano, che durante le operazioni era rimasto ad attenderlo nella vettura, confida a Montag di essere molto contento del suo lavoro e di volerlo candidare per una promozione. Il protagonista è dunque un uomo in carriera, egli è una persona che, almeno apparentemente, è perfettamente integrata nella società cui appartiene.

Il film ci mostra poi Montag all’interno di una sorta di treno rialzato (elemento che serve al regista francese per sottolineare l’elevato livello tecnologico della società), circondato da altri passeggeri, tutti avvolti in una silenziosa atmosfera da sogno, sullo sfondo di una dolce melodia. Lì, Montag incontra per la prima volta Clarisse, una ragazza che gli si avvicina con grande spontaneità, per parlargli.
Clarisse è un persona assolutamente singolare rispetto al resto dei passeggeri (e del resto della società), completamente diversa da tutti gli altri. Il suo personaggio, risulta centrale sia nel libro che nel lavoro del regista francese. Essa viene descritta come una ragazza a cui piace parlare con la gente, passeggiare sotto la pioggia, andare per i boschi assaporando i profumi e i sapori della natura. Un tipo sempre molto solare, pieno di vita, estremamente curiosa di ciò che la circonda, aperta al mondo. Tutte cose che – a suo dire – gli altri non fanno perché troppo intenti a guardare la televisione, chiusi in se stessi e ben attenti ad evitare qualunque contatto con l’esterno.

Scesi dal treno, Montag dice a Clarisse di ricordarle molto la moglie. Di fatto i due personaggi sono interpretati dalla stessa attrice (Julie Christie), forse per evidenziare il netto e significativo contrasto tra le due donne: la prima, come detto, aperta al mondo, al suo passato, agli altri, alla natura; l’altra eccessivamente chiusa in se stessa, nella sua casa, tra i suoi megaschermi televisivi, apatica e soprattutto senza alcun passato significativo da ricordare.
Le scene successive sono ambientate in casa di Montag: un ambiente freddo e asettico, il cui silenzio è rotto solo dai rumori provenienti dall’enorme televisione a parete, …costantemente acceso. La moglie – Linda – giace distesa sul letto, immobile, a guardare la televisione, …isolata da tutto e da tutti. Apparentemente, il suo unico passatempo, consiste nel recitare (in una sorta di televisione interattiva) in un programma titolato significativamente “La Grande Famiglia”. Si tratta di una specie di commedia televisiva assai banale: due uomini hanno invitato amici a casa e devono decidere la collocazione degli ospiti di fronte allo schermo, e chiedono consigli a Linda, questa deve rispondere; ma le sue risposte non hanno importanza perché i dialoghi sono già stati programmati (alla prima battuta, Linda, distratta, non sa come rispondere, ma la commedia va avanti lo stesso, mostrando tutta l’illusorietà del processo di interattività promesso). Ciò che comunque tali scene rendono evidente è il fatto che l’unico momento in cui Linda si sente veramente viva e partecipe, è quando giunge l’ora di recitare tra i membri (virtuali) della “Grande Famiglia”.


Sono momenti autoreferenziali del film in cui il regista rende l’effetto di realtà del mezzo televisivo proponendoci primi piani dello schermo a muro e fornendo così la sensazione di stare assistendo a un film nel film, non lasciandoci distinguere con sufficiente chiarezza se ciò che stiamo vedendo sia la storia narrata nel film o ciò che la televisione descritta nel film mostra.
Linda è una persona interiormente morta, vuota, estraniata dal mondo e dagli altri, compreso suo marito. L’importanza di questo personaggio risiede proprio nel fatto che lei rappresenta gli abitanti di questo mondo con tutta l’apatia che li caratterizza. Dal canto suo, Clarisse, di cui il protagonista finirà inevitabilmente per innamorarsi e che a un certo punto del film diventerà una fuggiasca, perché sospettata di essere una lettrice (pertanto una pericolosa sovversiva), rappresenta per molti versi una metafora del cosiddetto "homo legens".


Lentamente Montag comincerà anch’egli a trasformarsi in un lettore. Si sveglierà di notte per poter leggere di nascosto. Truffaut ce lo mostra immerso nel libro La storia personale di David Copperfield, una biografia, la storia di un uomo che narra la sua vita in un libro, il cui primo capitolo si intitola, e non a caso, “Vengo al mondo”. Sarà così che Montag comincerà a scoprire che dietro ad ogni libro “si nasconde un uomo” e comprenderà che per costruirsi un’identità è necessario ordinare gli eventi della propria vita in un costante e coerente flusso temporale. Truffaut, molto abilmente, descrive questa scena offrendoci un primo piano delle pagine del libro mentre Montag lo legge. In questo caso la macchina da presa sostituisce gli occhi dello spettatore, e il dito di Montag, che segue le righe della pagina mentre legge, è in realtà il dito dello spettatore.
A partire da questa fase, in un crescendo avvolgente, assisteremo alla metamorfosi di Montag e al suo tentativo di ribellione. Dopo una serie di inutili tentativi di convincere la moglie dell’importanza della lettura, e dopo essere stato scoperto (proprio a seguito di una denuncia della moglie stessa) dalle autorità, Montag diventerà a sua volta un fuggitivo. Incontrerà Clarisse e grazie a lei raggiungerà un luogo in cui si nascondono gli “uomini-libro”, delle persone che sono riuscite a scappare e che si sono rifugiate in aperta campagna dove vivono pacificamente raccolti in piccoli gruppi.

Ognuno di loro ha scelto un libro e lo ha imparato a memoria. Sono insomma dei veri e propri libri viventi, essi sono il frutto di una strategia messa in atto per conservare la memoria delle grandi opere letterarie dell’uomo dall’oblio.
Al suo arrivo nel luogo degli uomini-libro, una persona esce da un vagone ferroviario adibito a casa per accoglierlo. Gli si presenta come il “Giornale di Henry Brulard” di Stendhal e lo introduce in una sorta di organizzazione segreta di resistenza.

In una delle scene più toccanti del film si vede un vecchio in punto di morte mentre recita se stesso (“La chiusa di Ermiston”, di Robert Louis Stevenson) a suo nipote, in modo che il ragazzo possa ereditare tale memoria e diventare a sua volta un uomo-libro. Nella scena immediatamente successiva Truffaut ci mostra la prima neve dell’inverno che cade ed il vecchio che muore, mentre il bambino, suo nipote, è intento a recitare da solo il brano.

Il film si chiude quindi con un forte messaggio di speranza: la comunicazione intergenerazionale è riuscita, il bambino è diventato un libro, è stato messo in grado, attraverso la memoria del nonno, di costruirsi un’identità, mentre il passato, la tradizione, è stato almeno parzialmente, salvato dall’oblio.

Né Bradbury né Truffault nelle loro rispettive opere, ne fanno cenno, ma può darsi che essi, o uno di loro due, siano stati a conoscenza del fatto che nell’universo concentrazionario alcuni rabbini fungevano da “libri viventi” le cui pagine potevano essere consultate dagli altri prigionieri per trovare un conforto, ma anche per salvare la propria identità pesantemente messa in discussione da coloro che significativamente sono stati definiti come “gli assassini della memoria”.

mercoledì 14 ottobre 2009

avviso

a causa di un impegno concomitante (inaugurazione del convegno "interrogare le fonti", organizzato dall'associazione italiana di sociologia presso la facoltà di sociologia di napoli), la lezione di sociologia dei processi culturali e comunicativi prevista per il giorno giovedì 15 ottobre (ore 9-11) non avrà luogo.
il corso riprenderà regolarmente mercoledì 21 ottobre (ore 13-15).

sabato 3 ottobre 2009

avviso

A partire dal 15 ottobre, e per tutto il I semestre, l'orario di ricevimento sarà il seguente

GIO. ore 11-13 - Presidenza della Facoltà

corso di sociologia dei processi culturali e comunicativi

La lezione di presentazione del corso di sociologia dei processi culturali e comunicativi avrà luogo mercoledì 7 ottobre alle ore 13 (aula T2 - Facoltà di Sociologia). Le lezioni proseguiranno, a partire dal 14 ottobre, tutti i mercoledì e giovedì con il seguente orario:

MER. ORE 13-15 (AULA T2)
GIO. ORE 9-11 (AULA T2)

martedì 8 settembre 2009

avvisi

nel mese di settembre il ricevimento studenti si terrà tutti i mercoledì dalle 11 alle 13. l'inizio dei corsi relativo all'anno accademico 2009-10 è previsto per il 5 ottobre. le date delle prossime sedute d'esame sono le seguenti: 9 settembre, 23 settembre, 5 novembre (sess. straordinaria valida solo per gli esami si "comunicazione e processi culturali")

mercoledì 27 maggio 2009

avviso importante

Diversamente da quanto concordato durante le ultime lezioni, il pre-appello per gli studenti frequentanti si terrà SOLO il giorno 8 giugno (ore 10 aula T2). Il pre-appello previsto per il giorno 3 giugno è pertanto annullato. Gli studenti già iscritti per il giorno 3 saranno considerati automaticamente prenotati per il giorno 8.

mercoledì 13 maggio 2009

FAHRENHEIT 451

Un romanzo – Fahrenheit 451 – di Ray Bradbury, del 1953, e la sua celebre trasposizione cinematografica, realizzata nel 1966 da François Truffaut, vanno considerati, come spesso accade con le opere di alto valore artistico, strumenti molto efficaci per introdurre il seguente tema di fondo: le conseguenze sociali della nascita e del tramonto della scrittura, con particolare riferimento alle trasformazioni inerenti la memoria, il tempo e l’identità.

Il film comincia presentandoci il protagonista – Montag – mentre su un’automobile rossa si dirige a gran velocità verso una casa da cui un uomo, dopo una telefonata che lo avvisava dell’arrivo dei pompieri, sta scappando.
Montag, dunque, è un pompiere. Un pompiere, però, il cui compito è esattamente opposto a quello cui sempre è stato destinato. Egli infatti, curiosamente, non è addestrato a spegnere il fuoco, bensì ad attizzarlo. Nella società in cui egli vive è proibito leggere, per cui la missione specifica del corpo militare cui appartiene, è quello di bruciare tutti i libri esistenti e con essi il passato ivi racchiuso. La loro divisa è nera e richiama le uniformi naziste corrette da un berretto alla Lenin. L’atmosfera è quella di 1984. Il regime che governa è evidentemente un regime totalitario.

In queste prime scene assistiamo alla perquisizione della casa di un “sovversivo” (un proprietario e “lettore” di libri) e al rogo dei volumi che sono stati scoperti. Dopo, mentre i pompieri vanno via, il capitano, che durante le operazioni era rimasto ad attenderlo nella vettura, confida a Montag di essere molto contento del suo lavoro e di volerlo candidare per una promozione. Il protagonista è dunque un uomo in carriera, egli è una persona che, almeno apparentemente, è perfettamente integrata nella società cui appartiene.

Il film ci mostra poi Montag all’interno di una sorta di treno rialzato (elemento che serve al regista francese per sottolineare l’elevato livello tecnologico della società), circondato da altri passeggeri, tutti avvolti in una silenziosa atmosfera da sogno, sullo sfondo di una dolce melodia. Lì, Montag incontra per la prima volta Clarisse, una ragazza che gli si avvicina con grande spontaneità, per parlargli.
Clarisse è un persona assolutamente singolare rispetto al resto dei passeggeri (e del resto della società), completamente diversa da tutti gli altri. Il suo personaggio, risulta centrale sia nel libro che nel lavoro del regista francese. Essa viene descritta come una ragazza a cui piace parlare con la gente, passeggiare sotto la pioggia, andare per i boschi assaporando i profumi e i sapori della natura. Un tipo sempre molto solare, pieno di vita, estremamente curiosa di ciò che la circonda, aperta al mondo. Tutte cose che – a suo dire – gli altri non fanno perché troppo intenti a guardare la televisione, chiusi in se stessi e ben attenti ad evitare qualunque contatto con l’esterno.

Scesi dal treno, Montag dice a Clarisse di ricordarle molto la moglie. Di fatto i due personaggi sono interpretati dalla stessa attrice (Julie Christie), forse per evidenziare il netto e significativo contrasto tra le due donne: la prima, come detto, aperta al mondo, al suo passato, agli altri, alla natura; l’altra eccessivamente chiusa in se stessa, nella sua casa, tra i suoi megaschermi televisivi, apatica e soprattutto senza alcun passato significativo da ricordare.
Le scene successive sono ambientate in casa di Montag: un ambiente freddo e asettico, il cui silenzio è rotto solo dai rumori provenienti dall’enorme televisione a parete, …costantemente acceso. La moglie – Linda – giace distesa sul letto, immobile, a guardare la televisione, …isolata da tutto e da tutti. Apparentemente, il suo unico passatempo, consiste nel recitare (in una sorta di televisione interattiva) in un programma titolato significativamente “La Grande Famiglia”. Si tratta di una specie di commedia televisiva assai banale: due uomini hanno invitato amici a casa e devono decidere la collocazione degli ospiti di fronte allo schermo, e chiedono consigli a Linda, questa deve rispondere; ma le sue risposte non hanno importanza perché i dialoghi sono già stati programmati (alla prima battuta, Linda, distratta, non sa come rispondere, ma la commedia va avanti lo stesso, mostrando tutta l’illusorietà del processo di interattività promesso). Ciò che comunque tali scene rendono evidente è il fatto che l’unico momento in cui Linda si sente veramente viva e partecipe, è quando giunge l’ora di recitare tra i membri (virtuali) della “Grande Famiglia”.


Sono momenti autoreferenziali del film in cui il regista rende l’effetto di realtà del mezzo televisivo proponendoci primi piani dello schermo a muro e fornendo così la sensazione di stare assistendo a un film nel film, non lasciandoci distinguere con sufficiente chiarezza se ciò che stiamo vedendo sia la storia narrata nel film o ciò che la televisione descritta nel film mostra.
Linda è una persona interiormente morta, vuota, estraniata dal mondo e dagli altri, compreso suo marito. L’importanza di questo personaggio risiede proprio nel fatto che lei rappresenta gli abitanti di questo mondo con tutta l’apatia che li caratterizza. Dal canto suo, Clarisse, di cui il protagonista finirà inevitabilmente per innamorarsi e che a un certo punto del film diventerà una fuggiasca, perché sospettata di essere una lettrice (pertanto una pericolosa sovversiva), rappresenta per molti versi una metafora del cosiddetto "homo legens".


Lentamente Montag comincerà anch’egli a trasformarsi in un lettore. Si sveglierà di notte per poter leggere di nascosto. Truffaut ce lo mostra immerso nel libro La storia personale di David Copperfield, una biografia, la storia di un uomo che narra la sua vita in un libro, il cui primo capitolo si intitola, e non a caso, “Vengo al mondo”. Sarà così che Montag comincerà a scoprire che dietro ad ogni libro “si nasconde un uomo” e comprenderà che per costruirsi un’identità è necessario ordinare gli eventi della propria vita in un costante e coerente flusso temporale. Truffaut, molto abilmente, descrive questa scena offrendoci un primo piano delle pagine del libro mentre Montag lo legge. In questo caso la macchina da presa sostituisce gli occhi dello spettatore, e il dito di Montag, che segue le righe della pagina mentre legge, è in realtà il dito dello spettatore.
A partire da questa fase, in un crescendo avvolgente, assisteremo alla metamorfosi di Montag e al suo tentativo di ribellione. Dopo una serie di inutili tentativi di convincere la moglie dell’importanza della lettura, e dopo essere stato scoperto (proprio a seguito di una denuncia della moglie stessa) dalle autorità, Montag diventerà a sua volta un fuggitivo. Incontrerà Clarisse e grazie a lei raggiungerà un luogo in cui si nascondono gli “uomini-libro”, delle persone che sono riuscite a scappare e che si sono rifugiate in aperta campagna dove vivono pacificamente raccolti in piccoli gruppi.

Ognuno di loro ha scelto un libro e lo ha imparato a memoria. Sono insomma dei veri e propri libri viventi, essi sono il frutto di una strategia messa in atto per conservare la memoria delle grandi opere letterarie dell’uomo dall’oblio.
Al suo arrivo nel luogo degli uomini-libro, una persona esce da un vagone ferroviario adibito a casa per accoglierlo. Gli si presenta come il “Giornale di Henry Brulard” di Stendhal e lo introduce in una sorta di organizzazione segreta di resistenza.

In una delle scene più toccanti del film si vede un vecchio in punto di morte mentre recita se stesso (“La chiusa di Ermiston”, di Robert Louis Stevenson) a suo nipote, in modo che il ragazzo possa ereditare tale memoria e diventare a sua volta un uomo-libro. Nella scena immediatamente successiva Truffaut ci mostra la prima neve dell’inverno che cade ed il vecchio che muore, mentre il bambino, suo nipote, è intento a recitare da solo il brano.

Il film si chiude quindi con un forte messaggio di speranza: la comunicazione intergenerazionale è riuscita, il bambino è diventato un libro, è stato messo in grado, attraverso la memoria del nonno, di costruirsi un’identità, mentre il passato, la tradizione, è stato almeno parzialmente, salvato dall’oblio.

Né Bradbury né Truffault nelle loro rispettive opere, ne fanno cenno, ma può darsi che essi, o uno di loro due, siano stati a conoscenza del fatto che nell’universo concentrazionario alcuni rabbini fungevano da “libri viventi” le cui pagine potevano essere consultate dagli altri prigionieri per trovare un conforto, ma anche per salvare la propria identità pesantemente messa in discussione da coloro che significativamente sono stati definiti come “gli assassini della memoria”.


(per approfondimenti: A. Cavicchia Scalamonti - G. Pecchinenda, Il foglio e lo schermo, Ipermedium libri 2004)

venerdì 24 aprile 2009

elenco studenti frequentanti

Abagnale Mariagiovanna M12 169
Alano Alessandra M12 110
Amichevole Anna M12 002
Annibale Davide
Antignani Ciro M12 033
Arcucci Alessandra
Arlotta Angelo M12 009
Arpaia Morena 551 5037
Autore Alessandro M12 160
Avolio Arianna 551 6803
Barone Antonio M12 067
Bellinfante Maria Cristina M12 171
Boni Vincenzo M12 010
Bosso Alessandra M12 096
Bottoni Valeria M12 097
Bracuti Monaco Serena 551 6788
Bucci Simone M12 066
Calculli Leandro M12 069
Caliendo Mariateresa M12 070
Cantiero Rosaria 551 6667
Capacci sara M12 102
Castaldi Roberto M12 104
Catania Roberto M12 155
Celentano Alba 551 6576
Celeste Annunziata M12 017
Chianese Danilo M12 099
Ciaramella Maria Elena
Ciccarella Annamaria 27/22092
Cortese Francesco M12 72
Cozzolino Maria Cristina M12 027
D’Andrea Maria Gabriella M12 163
De Angelis Vincenzo
De Cristofaro Maria Carmela M12 028
De Falco Ciro 551 6357
De Santis Umberto M12 075
Delogu Vittorio M12 074
Di Bonito Maria Rosaria M12 013
Di Francesco Giusy 551 5639
Donnarumma Francesco di Paola
Dota Andrea M12 074
Dovere Chiara M12 014
Dovere Roberta M12 077
Dublino Giorgia M12 143
Eliseo Paolo
Esposito Daniele
Esti Martina M12 090
Flagiello Nicola M12 078
Formicola Antonio M12 048
Formisano Nunzio M12 079
Formisano Roberta M12 161
Gallo Ivan 551 6992
Garofalo Ilaria M12 032
Giardina Pietro 551 6924
Grieco Giovanna M12 1090
Iavarone Alessia M12 135
Improta Mirko 551 6455
La Motta Valentina M12 049
Longombardo Livio
Lopez Angela 551 5540
Luise Alberta Nastassja M12 141
Madonna Tiziana 551 6725
Marciano Ludovica M12 115
Marfuggi Silvia M12 016
Marino Marco 880 0709
Maselli Maura M12 116
Matarese Silvia M12 053
Mattiacci Gennaro M12 118
Mattielli Jessica 551 5903
Menditti Fabiana Francesca M12 050
Meo Francesco Paolo M12 003
Meo Roberto Paolo M12 004
Montrone Arianna 551 6924
Musto Lina 551 2383
Nariello Gianluca M12 083
Notariale Edoardo M12 120
Orefice Angela 551 4812
Paduano Brigida 551 6326
Pagano Roberta
Palazzo Roberta M12 056
Palmieri Giovanna M12 034
Pandice Michele M12 021
Panico Maddalena M12 007
Passariello Paola M12 059
Paudice Michele M12 021
Pistorio Davide M12 018
Prisco Teresa M12 058
Riccio Raffaele M12 151
Rispoli Federica M12 087
Romano Maria 551 6414
Rossi Immacolata 551 6920
Sannino Giancarlo M12 089
Scarpati Federico M12 159
Scarpati Simona 551 5817
Scotto di Carlo Michele 551 3695
Scuotto Flavio M12 127
Silvestro Veronica 551 5541
Sorrentino Simona M12 038
Starita Ermanno M12 148
Terracciano Pasquale
Troiano Francesco M12 061
Troncone Armando M12 001
Valentino Anna M12 133
Verolla Giuseppina M12 134
Zanghi Danilo M12 063

date esami (sessione estiva)

La sessione estiva di esami si terrà nei giorni 18 giugno e 15 luglio

Per gli studenti frequentanti è previsto un appello anticipato nei giorni 3-5 giugno

venerdì 20 marzo 2009

avviso

A partire dal prossimo 23 marzo le lezioni del lunedì si terranno nell'aula CO1 (via Mezzocannone n.16) anziché al cinema Astra. Si ricorda inoltre che mercoledì 25 marzo la lezione si terrà regolarmente (aula ottagono), mentre la lezione prevista per giovedì 26 marzo è sospesa per consentire lo svolgimento delle tesi di laurea.

lunedì 16 marzo 2009

Isaiah Berlin e la Rivoluzione Romantica

In passato, i valori umani - i fini della vita, quelli in nome dei quali vale la pena di creare o di promuovere o di distruggere le altre cose, in nome dei quali vale la pena di fare tutto, ed esistere è considerato esser fatto così - questi fini o scopi o valori ultimi erano creduti degli ingredienti dell' universo, da scoprire in esso, per mezzo di qualsiasi facoltà gli investigatori avessero impiegato per inventariare il mondo.

Dire che una cosa era buona o cattiva, giusta o sbagliata, bella o brutta, nobile o ignobile, degna d' esser conquistata o scoperta o fatta, era considerata una formulazione descrittiva - e registrava che quella cosa in questione possedeva tali qualità. Quale valore esistesse in essa dipendeva, naturalmente, dalla filosofia adottata. Con ciò, alcuni intendevano le qualità oggettive esistenti nel mondo, fossero percepite o no, come delle proprietà naturali, o delle caratteristiche normali individuate nell' esperienza quotidiana - colori, gusti, proporzioni. Altri pensavano magari che un valore consistesse nell' essere parte dello scopo generale della vita nel mondo, un valore creato da Dio o auto-generato. Oppure, poteva essere ciò che soddisfa un qualche mio bisogno, o della società in cui vivo, un bisogno che va identificato per mezzo della introspezione psicologica o della osservazione sociologica; o ciò che mi piace, o approvo, o ritengo capace di darmi probabilmente piacere o di condurmi alla gloria - in breve, il valore poteva essere analizzato in termini di inclinazioni soggettive o in quelle di gruppi umani, in un momento specifico o attraverso un periodo considerato. Ma quale che sia la visione abbracciata, oggettiva o soggettiva, assoluta o relativa, naturalistica o metafisica, a priori o a posteriori, individualistica o sociale, una formulazione di valore o scopo descriveva fatti e rappresentava una realtà. Ovviamente, era cruciale - in effetti, una questione di vita o di morte - scoprire quale fosse la verità in materia di condotta, cioè quali fossero i valori veri. Gli uomini morivano, le guerre si combattevano, proprio per le differenze di visione in questo senso.

Fu durante l' età romantica che, per la prima volta, cominciò a emergere la nozione che i giudizi di valore non sono affatto delle proposizioni descrittive, che i valori non sono scopribili, che essi non sono ingredienti del mondo reale come lo sono i tavoli o le sedie o gli uomini o i colori o gli eventi passati, che i valori non vengono scoperti, ma inventati, creati dagli uomini come le opere d' arte, e riguardo ai quali non ha senso chiedersi dove si trovassero prima.
Laddove i filosofi, da Platone in avanti, sembravano concordare che interrogativi del tipo «Cos' è bene?», «Come devo vivere?», «Cosa rende giusto l' atto?», «Perché devo obbedire?», avessero delle risposte che una saggezza poteva scoprire, benché potessero esservi opinioni molto diverse su come e dove le risposte andassero trovate, e quindi in cosa consistesse la saggezza, la nuova dottrina riteneva invece, o sottintendeva, che questo era un approccio privo di senso, come di chi si metta in testa di scoprire dove stesse la sinfonia prima che il compositore la ideasse, dove fosse la vittoria prima che il generale la ottenesse. Gli ideali e i fini non andavano cercati, essi erano creati. La rivoluzione che sarebbe venuta partendo da questo punto di vista - la trasformazione di valori, la nuova ammirazione per l' eroismo, l' integrità, la forza di volontà, il martirio, la dedizione a cio che si è concepito dentro di noi senza badare alle sue proprietà - fu la più decisiva dei tempi moderni. Essa rappresentò certamente il passo più grande nella coscienza morale dell' umanità sin dalla fine del Medioevo, forse fin dalla nascita del Cristianesimo. Dopo di allora, non vi fu passo di grandezza comparabile - si trattò dell' ultima grande «transvalutazione dei valori» della storia moderna. Uno degli scopi di questa riflessione è di attirare l' attenzione sulle conseguenze di ciò - di considerare in che grado esso modificò gli atteggiamenti esistenti, e la reazione contraria che stimolò, e quale abisso esso abbia creato tra le generazioni - quelle generazioni che sono venute dopo, che hanno accettato quei cambiamenti, talvolta poco consapevoli di quanto grandi e stupefacenti essi dovessero invece sembrare agli osservatori più accorti e acuti del tempo, e le generazioni le cui parole e i cui pensieri, semplicemente perché venivano prima, paiono antiquati e banali, talvolta per quella ragione soltanto.

Il nostro stesso pensiero è in grande misura il prodotto e il campo di battaglia della vecchia concezione «pre-rivoluzionaria» e della nuova «post-rivoluzionaria»; nessuna vera sintesi tra le due è stata effettuata dal semplice passaggio del tempo o dal semplice processo di cambiamento. Le controversie presenti, di tipo sia morale sia politico, riflettono lo scontro di valori iniziato dalla rivoluzione romantica.

venerdì 13 marzo 2009

lezioni I-VI (2008-09)

Il 2 marzo hanno avuto inizio le lezioni relative al modulo di Comunicazione e Processi Culturali. Al termine delle prime due settimane di corso sono stati trattati i seguenti argomenti:
il concetto di cultura, il processo dialettico di costruzione della realtà sociale (esteriorizazione, oggettivazione, interiorizzazione); la sociologia fenomenologica (approccio di base), il linguaggio e la cultura immateriale; la nascita delle istituzioni; la legittimazione (oggettivazioni di II livello); gli Universi Simbolici (legittimazioni di II livello).

giovedì 5 marzo 2009

Programma 2008-09

I testi di riferimento per sostenere l'esame sono i seguenti
:

1) Gianfranco 
Pecchinenda,
 La
 narrazione 
della
 società.
 Una
 introduzione
 alla

Sociologia
 dei
 Processi
 Culturali
 e Comunicativi, 
Ipermedium
 libri,
 Napoli
 2009 (Il volume sarà disponibile in libreria a partire dal 25 marzo 2009) ;

2) Antonio
 Cavicchia
 Scalamonti,
 La 
morte.
 Quattro
 variazioni
 sul 
tema,

Ipermedium 
libri,
 Napoli 
2007;

3) Gianfranco
 Pecchinenda,
 Videogiochi 
e 
cultura
 della
 simulazione.
 La 
nascita

dell’homo 
game, 
Laterza, 
Roma‐Bari 
2003;
4) Antonio
 Cavicchia
 Scalamonti
–
Gianfranco
 Pecchinenda,
 Il foglio e lo schermo,
 Ipermedium libri,
 Napoli
2007.

N.B.: I primi tre testi sono obbligatori per tutti. Il quarto è facoltativo per coloro che sosterranno l'esame corrispondente a 6 CFU e obbligatorio per coloro che sosterranno la prova corrispondente a 9 CFU

lunedì 2 marzo 2009

Lezioni

la lezione prevista per il giorno mer. 4 marzo non avrà luogo.
il corso di comunicazione e processi culturali riprenderà giovedì 5 marzo.

mercoledì 25 febbraio 2009

ricevimento II semestre 2008-09

a partire dal mese di marzo e per tutto il secondo semestre il ricevimento studenti si terrà tutti i giovedì dalle 11 alle 13 (uffici di Presidenza)

orario corsi II semestre

il corso di comunicazione e processi culturali avrà inizio lunedì 2 marzo 2009 e proseguirà per tutto il II semestre con il seguente orario:

LUN. 14-16 (aula ASTRA)
MER. 15-17 (aula Ottagono)
GIO. 14-16 (aula Ottagono)

venerdì 30 gennaio 2009

date esami

gli appelli della sessione di febbraio si terranno nei seguenti giorni:

10 febbraio (scritto) - 11 febbraio (orale)

26 febbraio (scritto) - 27 febbraio (orale)

venerdì 23 gennaio 2009

a proposito di identità e nuove tecnologie


Nel 1990 una certa Sarah – affetta dalla sindrome della personalità multipla – denunciò un uomo che avrebbe abusato di lei facendo leva sulla sua sindrome. Il tribunale condannò l’uomo per stupro di una donna incapace di intendere e di volere. In questo modo, il tribunale confermò la tradizionale nozione di identità monolitica, univoca, classificando quindi come patologia la personalità multipla.
Qualche settimana fa invece il “Daily Mail” ha riportato la notizia di una richiesta di divorzio da parte di Amy Taylor, donna inglese tradita dal marito. Il tradimento era stato consumato dall’avatar del marito su Second Life e scoperto da un avatar detective ingaggiato da Amy. Il cyber-sesso del marito ha spinto dunque la donna a rivolgersi agli avvocati per ottenere un “reale” divorzio.
Al di là delle decisioni dei giudici, già il clamore della vicenda indica che in due decenni di pratiche telematiche la pluralità delle identità non è più vista come una semplice patologia. Il fatto che ciascuno di noi assuma diverse maschere on line rispecchia enfatizzandola una modalità di costruzione dell’identità che adoperiamo già nella vita quotidiana: anche lontano dalle chat e dai mondi virtuali, rispettiamo convenzioni, recitiamo una parte, indossiamo una maschera socialmente riconosciuta. Ancora una volta, la tecnologia non fa che rivelarci qualcosa di noi stessi, di cui però non sempre abbiamo piena consapevolezza.
[Antonio Tursi, “L’espresso”, 29 gennaio 2009]

mercoledì 14 gennaio 2009

TESINE

Elenco degli studenti frequentanti che hanno presentato la tesina relativa al corso di Comunicazione e Nuove Tecnologie

La Prova Orale (solo per i frequentanti) è prevista per il giorno lunedì 2 febbraio (aula II.1) ore 10.00

(coloro che, pur avendo presentato la tesina, non intendono sostenere la prova orale il giorno 2, sono pregati di comunicarlo al docente nel corso delle prossime lezioni)

Aprea Antonietta
Cacace Ilaria
Caruso Daniele
Castaldo Giuseppe
Castracani Lucio
Chiariello Biagio
Cirillo Sonia
Condurro Laura
Costantini Fabia
Cutolo Annalia
Damiano Milena
De Angelis Valeria
De Liguori Anna
De Magistris Daniela
De Pasquale Pamela
Di Bonito Marilena
Di Domenico Daniela
Di Maio Gioacchino Roberto
Di Maio Simona
Di Sarno Carmela
D’Orio Rossella
Dramis Massimiliano
Errico Ilaria
Esposito Bianca Maria
Gentile Sergio
Ghidotti Annamaria
Giffoni Tiziana
Giovannini Veronica
Granisso Simonetta
Imparato Simona
Lettera Ornella
Lombardi Anna
Madonna Lucia
Marcarelli Fabio
Marino Rossella
Martino Antonella
Mc Kinney Patricia
Migliaccio Ugo
Montanera Sara
Moscano Caterina
Nasto Veronica
Palmieri Fiorella
Panico Daniele
Papoff Ivan
Pelliccia Roberta
Pirone Emanuela
Porzio Davide
Privitera Lucia
Ragucci Luca
Robertucci Maria
Romano Sarah
Ronzullo Ciro
Russo Anna
Russo Antonella
Russo Paolo
Santoro Alessandra
Santoro Raffaella
Scala Paola
Scarpati Lucia
Schiavo Adriana
Siviglia Nadia
Trasi Dalia
Visone Chiara
Vitiello Alessandro