giovedì 15 ottobre 2015

CALCIO E SOCIOLOGIA

CALCIO E SOCIOLOGIA (VIDEO)




Un culto però del tutto particolare e straordinariamente genuino, è quello che migliaia di adepti visitare ogni anno un piccolo bar situato nel centro antico di Napoli – il Bar Nilo – dove ha sede una vera e propria edicola votiva in cui è custodita una reliquia considerata sacra: il capello originale di Diego Armando Maradona.



A pochi metri da Duomo in cui è custodito il miracoloso sangue di San Gennaro, patrono della città di Napoli, viene infatti quotidianamente esposta al pubblico di turisti, diventato con il tempo sempre più numeroso, una bacheca in cui è conservato il miracoloso capello di Maradona: idea geniale, degna della ricchissima e straordinaria tradizione creativa della napoletanità.



Promossa da diverse agenzie turistiche nazionali e internazionali, fiore all’occhiello di diversi pacchetti pubblicizzati dai tour operators, oggetto di culto e ammirazione, la stoia di questa reliquia è degna di essere narrata.


L’ideatore e promotore di questa iniziativa è il titolare dello stesso bar Nilo, il signor Bruno Alcidi, che mi ha personalmente raccontato le origini della formazione di questo stravagante culto:


Siamo nel febbraio del 1990, ed è in pieno svolgimento il campionato di calcio di serie A – stagione 1989-90. Purtroppo temo non siano pochi i tifosi napoletani che ricorderanno con grande disappunto quella domenica dell’11 febbraio, giorno in cui il Napoli viene agganciato in testa alla classifica dal Milan proprio a seguito di una pesante e bruciante sconfitta per 3 q 0 subita per mano degli odiati rivali rossoneri.


La sera di quella stessa domenica, Bruno Alcidi visse la fortunata coincidenza, che peraltro servì a rendergli certamente meno amaro il triste dopopartita, di ritrovarsi, per il ritorno dalla sua trasferta, sullo stesso volo di linea su cui viaggiavano anche i giocatori della squadra del Napoli.


Tra questi, ovviamente, anche Diego Armando Maradona, subito individuato da Bruno e costantemente tenuto d’occhio durante l’intero corso della traversata.


Alla fine del viaggio, i calciatori del Napoli venivano fatti scendere dall’aereo prima di tutti gli altri viaggiatori, probabilmente anche per farli uscire dall’aeroporto in modo più defilato ed evitare così accalcamenti o inutili resse. Qualche minuto dopo, Bruno e gli altri passeggeri procedevano lentamente in fila indiana lungo il corridoio interno al velivolo. Prima di uscire, Bruno lanciava un’ultima fugace occhiata al sedile fino a pochi minuti prima occupato da Diego. Con la coda dell’occhio si soffermava a scrutare con maggiore attenzione qualcosa, come percorso da un istintivo bisogno di trovare qualche traccia del passaggio di Diego, un qualche oggetto, un segnale, un indizio qualunque che potesse consentirgli di testimoniare di fronte agli amici rimasti a Napoli, ai parenti, ma forse soprattutto a se stesso, quel suo viaggio, quel seuo contatto diretto con l’Eroe, con il Mito.


Improvvisamente Bruno intravede qualcosa di strano, come una piccola macchiolina scura nella parte alta del sedile occupato da Maradona. Si ferma e, incurante delle pressioni degli altri passeggeri alle sue spalle, si avvicina e scorge quelli che gli sembrano essere dei capelli. In effetti si tratta di una piccola ciocca nera, riccia. Non possono essere che i Suoi: i capelli di Maradona.


“Fermi tutti – grida agli amici – aspettate un attimo”. Raccoglie delicatamente il suo trofeo, trattenendo tra l’indice e il pollice della sua mano destra la preziosa ciocca, mentre quasi contemporaneamente individua nella bustina di cellophan che avvolge il suo pacchetto diMarlboro il contenitore più adatto per poterla, almeno momentaneamente, custodire.


Da lì a una settimana sarebbe nata l’idea e sarebbe così cominciata la storia pubblica dell’istituzionalizzazione della bacheca contenente la reliquia, considerata col passar del tempo sempre più sacra: il capello (originale) di Maradona. Prima una piccola teca di legno, poi, a distanza di circa una decina d’anni, la costruzione di una vera e propria edicola votiva, eseguita a regola d’arte da uno dei migliori artigiani operanti nella stessa zona del centro antico di Napoli.


Inutile aggiungere che al salutare Bruno Alcidi, al termine di questa nostra breve chiacchierata relativa alla storia del capello di Diego, con un cenno d’intesa ed un occhiolino appena accennato, egli mi confessa all’orecchio che – “ovviamente” – quelli che vedo nella bacheca esposta al pubblico sono delle copie, i capelli originali di Maradona sono custoditi gelosamente a casa sua…!!!

Gianfranco Pecchinenda, da Maradona - Sociologia di un mito globale”, a cura di Luca Bifulco e Vittorio Dini, Ipermedium libri